Elvira Avallone è la fisioterapista di Bergamo Basket 2014. Tre stagioni al “servizio” della causa giallonera, ha vissuto le ultime due annate in Serie B e la cavalcata in Serie A2. Il suo ruolo nello staff tecnico, al pari di quello di Elisa, è di primaria importanza: le mani sui muscoli di Ferri e compagni sono le sue. Anche con Elvira abbiamo fatto due chiacchiere, per capire ancora meglio come si svolge il suo lavoro e come vive il rapporto con i ragazzi in campo.
Pure per te la domanda sciogli-ghiaccio: un bilancio della stagione appena conclusa.
Il bilancio è super positivo e la stagione è stata ricchissima di emozioni. Non si può dire nulla di diverso! Ce lo siamo meritati perché tutti si sono impegnati dal primo all’ultimo momento. Merito di chi è arrivato in corsa e di chi per il tempo che c’è stato ha dato il suo importante contributo.
Fisioterapista dicevamo. Spiegaci qual è il tuo compito.
Il mio compito è cercare di fare stare al meglio i ragazzi e permetter loro di recuperare il prima possibile dagli infortuni, ma sarebbe limitativo pensare solo a questo. Credo che per stare al meglio ed affidarsi ad un professionista sia necessario instaurare un buon rapporto di fiducia e per fare questo è importante anche ascoltare e dialogare con i ragazzi, e perché no, qualche volta coccolarli preparandogli dei dolci!
I ragazzi sono esigenti con te?
I ragazzi sono esigenti come giusto che sia, perché per loro – oltre che essere un divertimento – è prima di tutto un lavoro!
E i tuoi pazienti sono esigenti (Elvira pratica la libera professione in uno studio a Lallio)?
I pazienti in studio a volte sono meno esigenti dei giocatori anche perché capita che siano meno attenti alla cura del proprio corpo ed anche meno a conoscenza di quello che realmente succede quando c’è un dolore. Mi diverto sempre molto quando i pazienti mi dicono che hanno un nervo accavallato, oppure le sciure bergamasche che hanno gli “sgranf”. Confesso che numerose volte ho finto di capire che cosa fossero, ma solo dopo diverso tempo ho intuito che intendessero i crampi! (ride)
Tu nel mondo del basket ci sei sempre stata, visto che fino allo scorso anno eri in campo a sgomitare…
La palla a spicchi è la mia passione da sempre! Ho cercato di giocare fino all’anno scorso in serie B, ma purtroppo l’impegno con la BB14 non mi ha permesso di dare continuità agli allenamenti come avrei voluto, per cui quest’anno ho dovuto momentaneamente appendere le scarpette al chiodo. Mi limito ad andare al campetto d’estate! Fortunatamente lavorando come fisioterapista in una squadra continuo a sentire il rumore della palla sul parquet, il profumo della palestra (che diventa tutt’altro quando tratto i ragazzi in spogliatoio…) e tante altre sensazioni che può capire solo chi ha vissuto una vita per il basket.
In famiglia siete quattro sorelle, tutte laureate in campo medico. La vostra è una missione.
È una cosa che ci dicono in molti e sinceramente non saprei neanche spiegare perché abbiamo scelto tutte l’ambito medico. Mia madre era professoressa di scienze e mio padre lavorava in banca, perciò nulla a che vedere strettamente con l’ambito sanitario ma certamente loro ci hanno trasmesso il desiderio di aiutare gli altri!
Io però sono un po’ la diversa delle sorelle perché sono l’unica ad aver frequentato il liceo scientifico, mentre loro hanno avuto una preparazione classica. In più io, avendole viste studiare faticosamente per anni ed anni sui libri, essendosi laureate in medicina (due) ed in odontoiatria (una), ho capito che avrei voluto fare un lavoro nel quale avrei potuto aiutare gli altri ma potendo continuare a giocare a basket.
Da lì è nata la passione nello svolgere una professione che mi permettesse di essere ancora una volta vicina alla palla a spicchi… Ed eccomi qui a realizzare il mio sogno, cioè quello di diventare una fisioterapista di una squadra di basket!
Al pari di Elisa, sei una “bergamasca adottata”. Abbiamo visto che in questi anni hai saputo conquistare la gente con il tuo modo di fare…
Fortunatamente la parlantina non mi manca e di certo non sono una persona timida, perciò è stato facile per me crearmi delle amicizie nel corso di questi anni. Ho girato tanto in Italia prima di approdare a Bergamo ed ora che sono anche capace di capire il bergamasco, credo di essere arrivata per restarci!